Siddhartha Gautama ( il Buddha )
Dhp XII (157-166)
Attavagga – Il Sé
tradotto dall’inglese di Acharya Buddharakkhita © 1996, da Romito Anacoreta
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Se si tiene a Sé stessi, si dovrebbe vigilare diligentemente su Sé stessi.
L’uomo saggio veglia Sé stesso durante tutte le (tre) veglie della notte: le tre fasi della vita
Si dovrebbe prima stabilire Sé stessi in ciò che è corretto, adeguato; solo allora si sarà capaci di istruire gli altri, senza il rischio di esserne biasimati.
Si deve applicare a Sé stessi ciò che si vuole insegnare agli altri.
Se si vuole istruire gli altri si deve essere, innanzitutto, ben in controllo di Sé stessi.
La cosa più difficile, infatti, è proprio controllare Sé stessi.
Il tuo Sé è il tuo unico sostegno: chi altri potrebbe esserlo? Con il “Te stesso” ben addestrato, otterrai il supporto più difficile da ottenere.
Il male che l’uomo stolto si infligge da solo, nato da lui stesso e prodotto da lui stesso, lo distrugge come un diamante macina una gemma dura.
Proprio come una singola liana strangola l’albero su cui cresce, allo stesso modo, un uomo incosciente si danneggia come solo un suo nemico saprebbe desiderare.
Facili da fare sono le cose dannose per Sé stessi. Ma estremamente difficili da fare sono le cose buone e benefiche.
Chi, a causa d’incoscienza, disprezza l’Insegnamento dei Perfetti, dei Nobili e dei Giusti — quello stolto, come il bambù, produce frutti solo per la sua propria distruzione.
Da soli si compie il male, da soli ci si contamina.
Da soli si rifiuta il male, da soli ci si purifica.
Purezza e impurità sono soltanto opera propria.
Nessuno purifica gli altri, e nessuno dagli altri può essere purificato.
Non si trascuri il proprio benessere per il bene di un altro, per quanto grande.
Comprendendo chiaramente il proprio bene, si sia intenti al bene.